ESSERE EDUCATORI, ANNA:"DATECI PIÙ AIUTI"
La testimonianza di un' educatrice ventennale
C'è un lavoro che non è un lavoro.
C'è un "mondo" che non è statico, c'è un mestiere che si impara giorno per giorno, guardando al futuro e per il futuro.
C'è un universo di emozioni e sentimenti, di sfide, di programmi e progetti con gli obiettivi dell'autonomia.
C'è un posto dove si lavora con le mani, gli occhi, le braccia, le orecchie e la testa sempre attive.
Un posto dove si canta, si leggono fiabe, si crea con le mani colorate, dove ogni sorriso è una conquista, dove un pianto va consolato, dove la chiave per gestire ogni emozione va cercata, con l'entusiasmo di una caccia al tesoro.
È la scuola dell'infanzia. È un posto impossibile da circoscrivere: come gli zaini che si riempiono di emozioni e le giornate delle educatrici che non sono mai uguali alle precedenti, dove conquistare la fiducia dei bambini è la prima regola del "mestiere".
"Amo il mio 'lavoro' ", spiega Anna, educatrice ventennale, cresciuta anche lei insieme ai suoi bimbi.
"Ogni mattina mi reinvento, mi preparo per andare a scuola con i programmi già fatti, ma so che ogni giornata è un divenire in corso d'opera.
Essere educatrice (e non farla) - prosegue Anna - significa entrare nella vita di una mamma e di un papà, con delicatezza, rispetto ed empatia: lasciano in custodia ciò che hanno di più prezioso.
Essere una buona educatrice richiede calma, amore, pazienza, tanta pazienza.
A volte, però, sento che il mio lavoro viene trattato superficialità, soprattutto abbiamo bisogno di poter vivere la classe nelle migliori condizioni possibili e garantire a tutti i bimbi le giuste attenzioni".
"ABBIAMO BISOGNO DI PIÙ STRUMENTI"
"Garantire a tutti i bambini le giuste attenzioni, purtroppo, non è sempre possibile", spiega Anna.
"Non voglio creare polemiche ma, a noi, viene richiesto tanto e spesso gli strumenti e gli aiuti che abbiamo non ci mettono nelle condizioni di poter dare ciò che ogni piccolo meriterebbe.
Parlo di più personale, personale multidisciplinare, personale che sappia essere da supporto e che possa monitorare le situazioni più delicate.
Negli ultimi anni - continua Anna - è aumentato il numero di Bes (Bisogni Educativi Speciali), solo per citare qualche esempio.
E noi educatori, ci ritroviamo spesso soli, con classi numerose, non garantendo le giuste attenzioni a chi ha qualche difficoltà.
Siamo pochi, abbiamo bisogno di supporto".
"La mia testimonianza - continua l'Educatrice - ha il semplice scopo di porre la giusta attenzione e sensibilizzare i politici e le Amministrazioni.
Dateci più strumenti, più supporto, più aiuti, più figure per poter fare al meglio questo nostro meraviglioso lavoro".
"Ogni bambino ha il diritto di ricevere tutti gli strumenti per gestire le proprie potenzialità e sviluppare le competenze emotive e motorie che gli permetteranno di proseguire la strada per il proprio futuro: l'autonomia", conclude l'educatrice Anna.