Era il 2018 quando, con la legge 145/2018 (legge di bilancio 2019), il Governo Conte I disponeva il prolungamento della validità delle concessioni demaniali di 15 anni a quelle marittime a uso turistico-ricreativo, portando così la nuova scadenza al 31 dicembre 2033. Almeno in teoria. Ma anche in pratica, con la triste eccezione di Fiumicino e di poche altre realtà in tutto il Paese. Si, perché nonostante sia passato già diverso tempo, il comune laziale - e la sua amministrazione - rappresenta uno dei pochi (infelici) unicum a non aver fattivamente disposto l’estensione al 2033.
Gli imprenditori proprietari degli stabilimenti balneari fiumicinesi, già logorati dalle restrizioni portate dalla pandemia, lamentano da tempo l’impossibilità di programmare la futura stagione estiva senza le adeguate garanzie che solamente il rinnovo della concessione demaniale potrebbe fornire. Un rinnovo dovuto, come testimoniato anche dal parere del Ministro dei Beni Culturali Dario Francreschini, ma che ad oggi tarda ad arrivare da parte della Giunta Montino. Il Sindaco e l’Amministrazione attendono, a quanto pare, disposizioni regionali, ignorando le necessità e soprattutto che la potestà di questo atto è di competenza comunale.
Il perché di questa scelta resta avvolto nel mistero, se si pensa che molti altri centri turistici, molti anche guidati da amministrazioni PD, come Rimini, si siano già da tempo adeguati, creando un potenziale e sanguinoso gap con Fiumicino, Maccarese e Fregene. Ma anche nello stesso litorale, il centro di Tarquinia, per citarne uno, ha già disposto l’estensione. Al momento, al palo, dunque, vi sono solamente Fiumicino e i suoi imprenditori. Con una stagione, si spera libera dal covid-19, alle porte. Ma senza concessione.