• L'AUTUNNO MINACCIA IL NORD DI FIUMICINO

    L'AUTUNNO MINACCIA IL NORD DI FIUMICINO

Il centrodestra unito restringe il campo largo

Sconfitto su (quasi) tutta la linea, la il Partito democratico cerca di far finta d’essere sano cercando di non vedere l’esito dei ballottaggi nel Lazio. Vittoria del centrodestra unito a Frosinone con Riccardo Mastrangeli, vittoria della candidata civica di centrodestra (Chiara Frontini) a Viterbo, vittoria del centrodestra unito pure ad Ardea con Maurizio Cremonini. A Guidonia Montecelio, invece, i democratici al ballottaggio non sono proprio arrivati, lasciando la contesa al candidato civico proveniente dalla destra (ha un passato in An e amicizie in FdI) Lombardo che ha sconfitto al secondo turno il candidato del centrodestra unito e si è pure beccato i complimenti di Marco Vincenzi, presidente del Consiglio regionale che pur di festeggiare qualcosa esulta per la vittoria del candidato di destra a lui evidentemente più simpatico. Ma così vanno le cose nel Pd del Lazio, che pure ha confermato Cerveteri e vinto a Ciampino.

Risultati di consolazione che però bastano al segretario regionale Bruno Astorre per cantare comunque vittoria, parlare di ottimo risultato. Senza rendersi conto dell’evidenza. Ai ballottaggi il Pd ha perso 5-2. Su tre capoluoghi di provincia al voto (Rieti, Frosinone, Viterbo), i democratici non hanno vinto in nessuno di essi. Al primo turno il centrodestra unito ha sbancato non solo Rieti, ma anche altre città importanti come Ladispoli e Gaeta. Dove il centrodestra si è presentato unito ha sì perso, consegnando la vittoria però a sindaci civici dichiaratamente di area centrodestra, come la Frontini a Viterbo, che ieri si è beccata un particolare benvenuto dalla sinistra cittadina. “Buon lavoro sindaca fascista”, sull’insegna del suo comitato elettorale. A conferma di come a Viterbo la Frontini venga considerata di centrodestra. A proposito, sommando i voti, partiti e liste civiche di centrodestra doppiano quelle di sinistra nella Città dei Papi. Così come a Guidonia il ballottaggio tra due sindaci di centrodestra - episodio peraltro non isolato come confermano i casi Fonte Nuova e Sabaudia - conferma le difficoltà della sinistra e, soprattutto, del campo largo che tanto piace al segretario Dem Enrico Letta e di cui il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti si vanta d’essere precursore.

Già, il campo largo. A livello nazionale alla fine ha pure tenuto, con i successi di Verona, Parma, Piacenza, Catanzaro, recuperando la figuraccia rimediata a Genova, Palermo e L’Aquila perse al primo turno. Alla fine su 13 ballottaggi il Pd ne ha vinti 7, più per meriti propri che grazie all’apporto dei 5 Stelle in verità. Nel Lazio invece il campo largo è naufragato. Meglio, si è ristretto.

Il caso Guidonia è esemplare. Lì il sindaco uscente era un grillino, Michel Barbet, sostenuto nell’ultimo anno e mezzo dal Pd, un passaggio politico importante, conseguenza dell’ingresso del M5S nella giunta Zingaretti e nella variegata maggioranza di centrosinistra alla Pisana, primo vero esperimento di campo largo a rischio implosione. Ai cittadini di Guidonia il governo grillino non è piaciuto e ancora meno la successiva alleanza col Pd che ha spiazzato  tanto gli elettori pentastellati quanto quelli democratici. Risulta: il candidato sindaco del campo largo non è andato al ballottaggio. Stesso schema ad Ardea: sindaco uscente M5S, sostenuto nell’ultimo anno e mezzo dal Pd e non ricandidato per blindare il campo largo, che però è stato sconfitto al ballottaggio dal centrodestra unito, con gli elettori che hanno bocciato tanto l’amministrazione rossogialla quanto l’alleanza che ne è nata. Peraltro, nel Lazio molto spesso il campo largo non vede coinvolti i centristi di Azione (che spesso ha scelto di sostenere candidati civici) né quelli di Italia Viva (i renziano non hanno avuto problemi ad allenarsi col centrodestra anziché con il M5S).

Traduzione: il centrodestra unito vince ovunque. Il centrodestra diviso non vince ma fa vincere candidati civici di centrodestra. Le liste di centrodestra nei Comuni andati al voto tra il 12 giugno e i ballottaggi di domenica scorsa sono ampiamente maggioritarie (tranne Grottaferrata). Il campo largo nel Lazio è in crisi nera, il governatore Zingaretti e la sua maggioranza sono stati sonoramente bocciati dagli elettori. Considerazioni su cui riflettere in vista delle elezioni politiche e regionali del prossimo anno.

Nel frattempo, la grancassa comunicativa del Pd Lazio canta vittoria, ma la linea del segretario manda sui nervi più d’un dirigente democratico che si chiede che cosa ci sia da esultare per una sconfitta senza precedenti che certifica il fallimento di Zingaretti come presidente di Regione e di decine di sindaci e amministratori locali di sinistra. Il malcontento monta, oltretutto i centristi di Azione mandano a monte il castello di carte di Astorre, Gualtieri, Zingaretti e Leodori dicendo chiaramente che non parteciperanno a tavoli di coalizione o a primarie di centrosinistra dov’è presente anche il M5S.

Altro veleno nel Pd. E a metterci la faccia - gliene va dato merito - è Esterino Montino. Il sindaco di Fiumicino parla apertamente di sconfitta, dice che questo campo largo nel Lazio ha fallito, invita Astorre a non usare toni trionfalistici di circostanza e invita il proprio partito a una riflessione profonda e a un cambio di linea politica. Perché Montino lo sa: dopo la Regione Lazio, toccherà al Comune di Fiumicino essere riconquistato da un centrodestra che, coordinato da Mario Baccini, nella città del litorale non è mai stato così competitivo, unito e compatto. Ma almeno Montino potrà mettere la scusa del campo largo che non avrà funzionato, di dirigenti che non lo avranno ascoltato. E, soprattutto, del fatto che lui, dopo due mandati, non si sarà potuto ricandidare. Come Zingaretti.

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