Proprio sotto tale aspetto, la storia ci insegna che dopo ogni periodo di crisi, causato da eventi quali ad esempio una guerra o una pandemia, ha avuto quasi sempre seguito il c.d. “boom” economico. Tuttavia, affinchè vi sia effettivamente una crescita economica per la popolazione e per lo Stato, è necessario che chi di dovere metta in piedi un vero e proprio piano che possa garantire un aumento esponenziale dei principali fattori dell’economia quali ricchezza, consumi, produzione di merci, erogazione di servizi, occupazione, capitale, ricerca scientifica e innovazione.
Le stime del Centro studi di Confindustria infatti evidenziano già i primi segnali di ripresa, che nel secondo e terzo trimestre dell’anno potrebbero subire nuovi sostenuti rialzi. Il lieve aumento nel secondo trimestre del 2021, che dovrebbe concludersi a giugno, secondo le stime degli industriali dovrebbe essere seguito da un rimbalzo decisamente più accentuato nel terzo e nel quarto trimestre dell’anno, quando il Pil dovrebbe raggiungere un valore positivo di 4 punti percentuali per ciascuno degli intervalli di tre mesi. Sul fronte del mercato del lavoro, tra gennaio e aprile sono stati creati circa 130mila nuovi posti, al netto delle cessazioni, contro il disastroso -230 mila registrato negli stessi mesi del 2020, in piena pandemia.
A fare da traino soprattutto il settore dei servizi: consumi, bar e ristoranti, musei e spettacoli, viaggi. Un boom dettato dalle riaperture post Covid, quindi, ma anche alla campagna vaccinale che procede al ritmo di più di mezzo milione di somministrazioni al giorno. Il ritorno alla libertà degli italiani potrebbe dunque coincidere con una nuova, inattesa, fase di crescita economica, che spingerebbe in alto i consumi, anche grazie ai risparmi che qualcuno ha potuto mettere da parte nei mesi di chiusure forzate.
Fiumicino, l'Amministrazione in controtendenza: rincaro sui rifiuti in arrivo?
Il tutto però potrebbe essere intaccato da scelte sbagliate quali ad esempio l’aumento delle tasse, soprattutto quelle locali. È quello che sta accadendo in questo momento nel Comune di Fiumicino dove il Sindaco Montino ha deciso bene di accogliere la ripartenza “regalando” ai suoi cittadini l’aumento della Tassa sui rifiuti.
Il rincaro, al momento, è al centro di un acceso dibattito tra le forze politiche del Comune di Fiumicino, laddove la maggioranza tenta di addossare la colpa dell’aumento al lascito delle precedenti amministrazioni. Addebito di responsabilità prontamente respinto dalla parte politiche che oggi è l’opposizione, la quale ha ben sottolineato come la giunta Canapini se n’è andata lasciando un bilancio con i conti in ordine e con il segno positivo (zero debiti).
Ricordiamo infatti che, le delibere che determinano aumenti di tariffe sono funzionali alla quadratura dei bilanci annuali e, quindi, si applicano contestualmente all’anno in cui si rendono necessari. Ora, se sommiamo che la prima delibera di aumento della TARI risulta essere del 2013 (quasi il 40% in più della precedente previsione), e precisamente all’inizio del primo mandato dell’odierno Sindaco, e che il secondo aumento è avvenuto dopo circa tre anni per giustificare i costi dell’inizio della raccolta differenziata, il risultato è semplice…
Ad ogni buon modo, il gioco dello scarica barile è uno di quei meccanismi che sempre accompagna la politica e da sempre sembra esserne la preoccupazione principale, e ciò a discapito dell’unico, e vero, interesse che dovrebbe accompagnare la vita di un’Istituzione che è quello della tutela del cittadino. La preoccupazione che si nasconde dietro l’aumento della TARI è che tale provvedimento possa diventare il primo di numerose scelte sbagliate post pandemia della Giunta Montino.